E’ di pochi giorni fa la pubblicazione, da parte del Governo, dello schema di Decreto Legislativo relativo alle “Modifiche e integrazioni al Codice dell’amministrazione digitale di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, a norma dell’articolo 1 della legge 7 agosto 2015, n. 124” e già a prima vista questo decreto pare proiettarci in un prossimo futuro molto differente da quello che conosciamo.Degli attuali 92 articoli del CAD lo schema, nei suoi 65 articoli, ne modifica 56, ne abroga 27 ed aggiunge diverse disposizioni.
Date le pochissime disposizioni salvate si può parlare di una vera e propria rivoluzione dell’amministrazione digitale italiana che entrerà in vigore il 1° luglio 2016 al pari del Regolamento eIDAS alla quale è ispirata.
Gli obiettivi della riforma emergono molto chiaramente dalla Relazione Illustrativa: ampliamento dell’ambito soggettivo di applicazione del codice e dei diritti di cittadinanza digitale; pagamenti digitali universali verso la P.A; introduzione del principio del “digital first” come obbligo in capo alle PA; rafforzamento delle sanzioni per la mancata applicazione del CAD; connessioni gratuite per i cittadini a carico delle PA; documenti informatici e firme elettroniche rimodulate; rivisitazione delle modalità di conservazione dei documenti; open data rafforzati; identità digitale; accesso unico ai servizi pubblici; razionalizzazione e semplificazione in materia di trasmissione di dati, sistema pubblico di connettività e governance del digitale.
Ma è davvero così? In queste ore diversi esperti si stanno confrontando sul testo del nuovo CAD messo a disposizione da FPA e OpenPolis ed emergono diverse criticità di merito e relative alla tecnica normativa non sempre coerente. Tutto il testo, ovviamente, è migliorabile e mi auguro che il nostro legislatore voglia tenere conto anche di suggerimenti avanzati dagli operatori del settore.
In questo articolo desidero concentrare l’attenzione sulle novità che mi sono sembrate più interessanti.